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I GUERRIERI DELLA NOTTE
(THE WARRIORS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 27 settembre 1979
 
di Walter Hill, con Michael Beck, James Remar, Thomas G. Waites, Deborah Van Valkenburgh (Stati Uniti, 1979)
 

Film come questi sembrano fatti apposta per essere discussi. E non mi stupirebbe cheThe Warriors fosse giudicato abominevole da alcuni, ed esaltante da altri. E' un film sulle «gang» nuovaiorchesi, sulle bande di giovani rivali. Un filone che, pare, invaderà prossimamente gli schermi e che qualcuno ha già definito tipico di una certa sottocultura americana.

I guerrieri della notte si apre con una riunione gigantesca di giovani, che si svolge nel Bronx. Nel corso del meeting viene assassinato il capo carismatico, Cyrus, predicatore di pace, propugnatore di una tregua che dovrebbe instaurarsi fra le innumerevoli bande rivali che si dividono il controllo dei vari settori della metropoli. Dell'assassinio vengono ingiustamente accusati i rappresentanti della banda dei Warriors. Ed il film è il racconto del difficile viaggio di ritorno dei Warriors, dal Bronx al loro quartiere di origine, Coney Island. Di notte, utilizzando l'indispensabile metropolitana, con alle calcagna le bande nemiche e, naturalmente, la polizia.

Diciamo subito, tanto per prendere il toro per le corna, che a livello di messaggio, di profondità dei dialoghi, non siamo alla scuola di Atene. Il buono e il cattivo, l'ipocrisia subdola di coloro che tramano l'intrigo, e lo sguardo sereno, trasparente dell'eroe. La virilità maschia, ed il senso dell'amicizia altrettanto maschile. La donna, vista dapprima con sospetto, e poi accettata nel mondo degli adulti grazie ad una specie di esame, superato, di buona condotta pratica. Il finale col trionfo dei buoni, il maschio che abbassa la cresta e fa capire alla femmina che, sotto sotto, il senso della famiglia ce l'ha anche lui sotto la scorza di duro.

E, naturalmente, la violenza. Violenza dell'immagine e della parola. The Warriors film ideologicamente infantile e reazionario, per non dire fascista? j Forse: ma allora nello stesso senso in cui John Wayne lo era. Perché questa faccenda di buoni e cattivi che se le danno di santa ragione nel metro di New York, assomiglia maledettamente ad un western. E del western ha tutte le caratteristiche, la semplificazione ideologica, la linearità emblematica del racconto, la dinamica dell'azione inserita in uno scenario ideale (là, la linea della prateria, qui quella altrettanto stilizzata e neutra dei corridoi del metro).

The Warriors è un film ambiguo, perché sempre risulta ambiguo l'uso della violenza a fini spettacolari, specie in un'arte così immediata come quella del cinema. Però occorre notare innanzitutto come la violenza del film di Walter Hill sia del tutto particolare: è usata senza mezzi termini per condurre l'azione, dettare il ritmo, creare lo spettacolo. Ma non è mai portata a termine: è giocata quasi musicalmente, e noi non ci identifichiamo mai in essa. Non muore (quasi) nessuno nel film: e lo spettatore ne è cosciente. Assiste, come nei fumetti, alla violenza: ma si aspetta di vedere rialzarsi l'eroe, e anche il nemico, dopo la sparatoria o il pugno in faccia.

Il merito del regista è stato proprio questo. Non tanto quello più evidente: e cioè di aver fabbricato un film di notevole splendore formale. Fotografia graffiante, montaggio mozzafiato. Ma, soprattutto, dì aver progressivamente allontanato queste immagini seducenti dalla realtà. The Warriors diventa ben presto una specie di balletto, si organizza come una coreografia distaccata, un happening totale. Cinema è, innanzitutto, l'arte di inserire l'uomo, e la sua storia, in un ambiente. Un ambiente che lo significhi. E, anche osservato sotto questo aspetto I guerrieri della notte è un film che tocca nel segno, ben oltre i limiti del suo simbolismo sicuramente facile. Se è vero che di un film ci resta il ricordo folgorante di un'intuizione, lo sprazzo di un'immagine, il profumo di un'atmosfera, la piega di un sorriso, il suono di una replica, di The Warriors ci rimarrà sicuramente il ricordo di quello che significa la linea di una metropolitana per una città. Rifugio, progresso, necessità ad un tempo. E perdizione, discesa negli inferni, corruzione e violenza. Le carrozze dipinte del metro del film che riportano a casa i duri di Coney Island, sono l'immagine di un sogno forse anche corrotto, ma che dei sogni possiede pur sempre la preziosa magia.

 


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